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 Le guerre non viste dalla televisione

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Marco Botta Inserito il - 27/02/2006 : 15:44:48
Le guerre non viste dalla televisione


Il secondo rapporto dell'Osservatorio Crisi Dimenticate presentato, nei giorni scorsi, da Medici Senza Frontiere.
di Vincenzo Raimondo Greco, Data 1 febbraio 2006.


Tutte le guerre lasciano un segno indelebile; tutte lasciano una traccia di morte; disperazione; tristezza. Ma quante guerre sono sotto i riflettori dei media? E quante sono combattute nel silenzio e nell’indifferenza più totale? Molto dipende dallo spazio che gli organi di stampa riservano all’argomento. Sono loro che “illuminano” oppure “oscurano” i teatri di guerra nel mondo. Sono loro la principale fonte di informazione sui conflitti. Soprattutto i media radio-televisivi. Una responsabilità di cui i diretti interessati, però, non sembrano accorgersi o, della quale, farebbero volentieri a meno. E’ quanto si evince dal secondo rapporto dell’Osservatorio Crisi Dimenticate presentato, nei giorni scorsi, da Medici Senza Frontiere.

Sono stati monitorati i Tg nazionali di Rai, Mediaste e La 7 e lo spazio riservato alle emergenze umanitarie nel corso del 2005. I risultati evidenziano un pessimo rapporto tra informazione e guerre.

A questo argomento i telegiornali hanno dedicato “circa 293 ore su un totale di 2.539 ore di programmazione, ovvero l’11,6% dello spazio”; un dato, rileva lo studio, “in netta diminuzione rispetto al secondo semestre del 2004, quando lo spazio era stato il 17,5%”.

All’interno di questa striminzita percentuale spiccano le notizie sulla crisi irachena che risulta la più seguita dai Tg di pranzo e sera: 136 ore pari al 46% del tempo dedicato alle emergenze internazionali. Ore, però, dedicate, nella maggior parte dei casi, a sequestri eccellenti (50 ore circa), alla politica italiana (12 ore) e americana (5 ore), al processo a Saddam (quasi 4 ore).

Un battito d’ali veloce i telegiornali hanno, invece, riservato alla “situazione umanitaria della popolazione civile”, si legge in un comunicato di Medici Senza Frontiere. E così di quelle 136 ore solo 24 minuti sono stati spesi per parlare degli aiuti umanitari, 5 minuti è stato lo spazio informativo sui profughi, e 4 quello riservato alle vittime civili di guerra.

E non si tratta di un ‘passa parola’ internazionale ma di una peculiarità tutta italiana. I nostri Tg hanno ignorato crisi che, al contrario, hanno avuto grande risonanza a livello internazionale; “è il caso - si legge in una nota di Medici Senza Frontiere - della crisi nutrizionale in Niger, con oltre 60.000 bambini gravemente malnutriti” alla quale è stato dato uno spazio di 31 minuti. Così come paiono poche, “ di fronte ad un disastro che ha provocato oltre 73.000 morti e due milioni e mezzo di senza tetto”, le quattro ore e mezzo dedicate al terremoto in Pakistan. In questa particolare, e non invidiabile classifica, la Rai e La7 sono i network che, rispettivamente con il 13,4% e il 13,7%, hanno dedicato “più tempo a eventi e situazioni di crisi”. All’interno delle varie reti pubbliche spicca Rai Tre con il 15,9% di tempo dedicato rispetto al 12,8% di Rai Uno e all’11,7 di Rai Due.

A guidare le reti Mediaset è Rete 4, con l’11,5%, seguita da Canale 5 con il 9,2%. Studio Aperto, invece, è la “testata giornalistica che ha dedicato meno tempo (6,8%) di tutte le altre monitorate a notizie di crisi”. I conflitti nella Palestina, in Irak, lo Tsunami in Indonesia sono scolpiti nella memoria di tutti noi ma quante altre guerre sono sconosciute?

Secondo Medici Senza Frontiere “Dieci crisi sono state particolarmente ignorate conquistandosi così un posto nella ‘Top ten delle crisi Più Ignorate’. Si tratta del conflitto e dell’emergenza sanitaria in Repubblica democratica del Congo; del conflitto in Cecenia; della violenza ad Haiti; dell’assenza di ricerca per combattere l’Hiv/Aids nei paesi poveri; degli scontri religiosi ed etici nell’India Nord Orientale; dell’emergenza umanitaria che continua nel Sud del Sudan anche dopo la cessazione ufficiale delle ostilità; della situazione di anarchia e conflitto che martoria la Somalia da oltre venti anni; della guerra in Colombia; dell’insicurezza in Nord Uganda; della crisi in Costa d’Avorio”.

E le guerre aumentano vertiginosamente, anno dopo anno. Oggi si contano 20 conflitti nel mondo. Secondo il rapporto della Caritas (Guerre alla finestra, edito da ‘Il Mulino’, N.d.R.) “aumenta il numero delle guerre civili e, più in generale, delle guerre diluite nel tempo e nello spazio”. Un tipo di “guerra- scrivono Paolo Beccegato e Walter Nanni - ‘protratta e diffusa’, per cui l’esplosione bellica rappresenta un episodio ‘acuto’ all’interno di una situazione endemica di tensione e conflitto tendenzialmente permanenti, con forti connessioni internazionali”.

Guerre caratterizzate dall’alto numero di “vittime civili rispetto a quelle militari” e dalla drastica riduzione dei “diritti umani”. Secondo lo studio della Caritas sono “oltre un miliardo le persone colpiti dagli effetti ‘invisibili’ delle guerre, tra cui carcerazioni sommarie e un livello di sofferenza psichica che sconvolge la vita di profughi e rifugiati”.

In un simile contesto appaiono indilazionabili “iniziative forti di mediazione preventiva nonviolenta” e un ruolo più forte dell’Onu.





Articolo di Vincenzo Raimondo Greco tratto da www.girodivite.it




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